È inutile negarlo: dai campioni affermati agli amatori più “pacati”, tutti aspirano a correre più
velocemente. I parametri della velocità, nel gesto della corsa, sono semplicemente due: l’ampiezza e la frequenza del passo. È sufficiente allungare di un centimetro ogni passo (lasciando invariata la frequenza) per migliorare sensibilmente il tempo sulla maratona (sino a 1’).
La mia percezione è che, per le discipline di durata, si sia posta eccessiva enfasi sui meccanismi di erogazione energetica e meno attenzione sui sistemi elettromeccanici dai quali dipende il movimento. È ovvio che le due cose sono interdipendenti, ma l’uomo si muove perché i muscoli si contraggono e non per l’ossigeno che brucia gli zuccheri. Così come non è pensabile modificare una macchina senza conoscerla, allo stesso modo non si può allenare senza seguire direttamente le modalità di espressione del movimento dell’atleta.
Recuperare correndo, addirittura più velocemente che nelle prove ripetute. E’ la grande dimostrazione di efficienza di un maratoneta capace di eliminare tutti i fattori che frenano il movimento.