Il racconto-ricordo di Angelo Cavallo e dell’Atletica a Francavilla degli anni ’30
La storia dell’atletica francavillese inizia dai racconti di anni fa direttamente da uomini che amavano l’atletica e la ricordavano con gioia. Ormai qualche anno fa abbiamo avuto la fortuna di avere più di qualche scambio con francavillesi che si dilettavano in Atletica a Francavilla negli anni ’20 e ’30 del XX secolo. Primi giochi, prime gare, primo star insieme. Nel 2022 non ci sono più ma la loro voce felice ed il racconto dai loro occhi e usando le loro parole rende vivi in eterno i passi e le falcate in un campo sportivo di Francavilla di scoperte nei gesti di giovani davvero “con le ali ai piedi e le speranze nei cuori” (cit. dal film Momenti di Gloria).
I giovani del tempo e gli allenamenti al Campo Sportivo
La memoria da giovani eterni inizia dal ricordo dei 10 anni di età, e non si cancella, rimane viva: – “Esisteva il campo sportivo con la monumentale entrata con statua creata e ideata dai geniali fratelli Argentieri. Scavalcavamo nel campo sportivo, loro giocavano o si allenavano e noi guardavamo” – gli allenamenti erano di altri sport – “correvano, saltavano, lanciavano, giocavano a pallone, dopo arrivò anche la pallacanestro, erano bravi, c’era Lillino Leggieri, ragazzo meraviglioso e buono di cuore”.
Gli anni passano in quel campo sportivo e c’era un giovane del 1914, Angiulinu Cavallo, ricordato da tutti: “faceva anche i 100m, si allenava, non gli lasciavamo gli occhi di dosso, lui vinceva quando andava Brindisi”. Il suo avversario principale era Magno, sempre di Brindisi. Cavallo era iscritto a legge a Bari, studiava e, “un giorno vedendo che si era attenti a quello che faceva lui, ha coinvolto anche chi lo guardava: ha cominciato ad allenarci!”
Inizia nella semplicità del coinvolgimento sereno la pratica e passione per l’Atletica negli anni ’30 del secolo scorso a Francavilla Fontana.
Le gare fuori città
Gli allenamenti erano piacevoli e un giorno arriva anche l’occasione per i neo allievi: una gara a Brindisi. “Cavallo non si sentiva ben allenato per i 100 metri – impegnato anche per la pallacanestro, chiede ai giovani di sostituirlo, trova un volontario.
Lillino Leggieri pronuncia la frase magica per il giovane ragazzo conquistato dall’Atletica: “Domenica ti porto a Brindisi!”.
Il ricordo di quella frase brilla negli occhi di un eterno ragazzo che racconta, come la riascoltasse, con DNA ormai fatto di quei primi allenamenti e approccio all’Atletica. Quella prima volta a Brindisi vince! “Battendo chi era più forte” ripete come dicendolo a sé stesso e rivedendo paure, tensioni e gioia. Vittoria a sorpresa o talento? Nel ricordo si narra: “Gli avversari erano stati battuti per la passione intensa, in quel periodo si era trascurato anche lo studio. Poi quello che rimane per sempre è la passione, la terribile passione”. Terribile nel senso di forte, nell’uso di quella parola vogliamo intendere l’amore per quei gesti di Atletica che non si possono ripetere col corpo ma sono vivi nella mente.
La passione, parola ripetuta spesso. “La passione è vita!” – ripetevano i giovani con forza, nel ricordo quella prima giornata di gare. “Non avevamo le scarpe e lui ha detto: – Te le do io! –”. Lui è Cavallo. In quella gara c’era gente anche da fuori regione, serviva essere tranquilli e forti, c’era la batteria del mattino, la finale del pomeriggio. La pista di Atletica era “in carbonella” è alla partenza e nella chiacchierata la descrizione della gara tra vecchi amici: “Sono partito forte, nella 100 metri la partenza è importante, poi agli 80 metri sentivo la carbonella sotto i piedi, la teoria dice che bisogna cambiare il modo di respirare. Quando si vince una gara e si taglia per primo il filo è bello, è grande gioia”.
Il personale sui 100 metri in quel tempo utile per vincere poteva essere anche 11 secondi netti, c’è chi ricorda di averlo corso nel 1940 a Bari, valeva anche una prestigiosa vittoria ai campionati regionali. Non male se pensiamo che non esistevano piste in tartan e abbigliamenti come oggi, dalle scarpe in su, “si correva anche con i mutandoni di pargalla” è la descrizione sorridendo.
Lo studio e il perfezionamento della tecnica
Cambiano gli allenamenti sempre con Angiulinu Cavallo che era il “capo”, lui studiava, capiva, parlava dopo aver notato nelle gare fuori città gli avversari più “organizzati”. Le prove e gli esercizi al Campo Sportivo sono più numerosi e talvolta anche alla domenica, aumenta la voglia di competere, c’erano prime consultazioni su alimentazione, c’erano consultazioni per capire come migliorare, scambi di idee. “Dicevano di non mangiare troppo, e il cibo aveva un significato diverso da oggi, anche perché facevamo allenamenti diversi che stancavano, ad esempio quelli con le ginocchia alte”.
Gli allenamenti più intensi che “ti stunavano” diventano normalità. Certamente lo stordimento era per il maggiore carico dei lavori per sviluppo armonioso dei movimenti. Si facevano più giri di campi, più partenze. Anche al campo di allenamento si cercava chi faceva lo starter e doveva dire “al posto”. I ragazzi si organizzavano sempre meglio. “Quando provavamo le partenze si sentivano i respiri, li facevamo perché l’aria era importante per aumentare la capacità toracica” – il ricordo di quelle prove sono disegnati nei volti di chi racconta, come farli ancora oggi e dover concentrarsi e stare attenti al via, come se si sentisse ancora il silenzio, il respiro proprio e quello degli altri. Ascolto del corpo. Controllo della mente e delle forze.
Nel 1937 allenamenti si facevano anche al Ginnasio, con tanta ginnastica e tutto sempre insieme a Cavallo. Anche in palestra in via Simeana, si facevano pertiche e funi, parallele e scale. Ogni giorno dopo il pranzo, tutti al campo sino al buio, quando il bidello Sardiello diceva “andate via!”. Un modo spiccio e concreto per motivare il ritorno e i lavori del giorno successivo.
Le trasferte e le prime gare nazionali
Nei ricordi scaturisce anche un’altra memoria, l’abitudine per le squadre del nord a più incontri agonistici anche oltre regione già negli anni sino al 1940, quindi normalità nei confronti costruttivi sempre utile per l’innalzamento della competitività. Per i ragazzi di Francavilla sino a quel momento c’erano state le gare domenicali a Brindisi o qualche sporadica uscita regionale. “Il grado di civiltà e progresso si vede dallo sport”, rammentano gli eterni ragazzi con occhi sempre curiosi. Qualche giovane francavillese ha visto dal vivo quelli che erano gli obiettivi dei Giochi del Barone de Coubertin: incontrarsi, uniti e in pace, per crescere.
Dai racconti riaffiorano ricordi del 1936: stadio dei Marmi di Roma oltre che del Berta di Firenze, attuale stadio Franchi. Le trasferte con un albergo per 5 o 6 giorni anche con la peggiore ospitalità che poteva creare distrazione ma era una novità. Il 1936 è stato l’anno della Olimpiade di Berlino, prima nella storia con riprese video che mostravano i gesti di atleti in movimento, una novità.
La generazione di volenterosi e curiosi apprende dalle trasferte, riportano a casa anche i dettagli, per trasmettere e insegnare a chi non c’era quando si rivedevano al Campo Sportivo. “Avevano anche la migliore paletta per scavare!, – ricordo quasi stizzito, già perché se si usava male la paletta per fare il blocco di partenza la gara era compromessa, “e si sbagliava anche usando male la forza….” – ricordano – “magari a causa della tensione pre-gara contro i signori del nord”. La paletta serviva per fare la fossa alla partenza, non esistevano ancora i blocchi di partenza, quindi scavando con una paletta si creava una fossetta in terra per la spinta iniziale dopo il via (precisiamo per i giovani e per chi non ha vissuto l’atletica della prima era).
La prima vita di Atletica dura sino al 1940, poi la guerra. In quell’anno anche un altro campionato italiano con la GIL, non andato bene. Delegazione pugliese a Firenze ed è forte la differenza tra squadre del sud e del nord, la diversa preparazione e approccio agonistico, i pugliesi partecipano e intuiscono come crescere: “Noi facevamo solo falcate, respirazione e partenze, non avevamo attrezzature, e abbiamo visto i signori del nord che avevano le tute. Chi poteva avere le tute? E le scarpe chiodate tra loro erano tante!”.
C’è chi ricorda con vero senso di colpa il fatto che a Firenze ebbe un premio, non ufficiale. Gli fu regalata una tuta, da avversari che notavano il suo ammirarla mentre era posata casualmente a terra, sul terreno del campo. Si sentiva a disagio perché avendola regalata a lui per gentile scambio di amicizia tra avversari, gli spiaceva che chi l’avesse posseduta non l’avrebbe più indossata, raccontava con la sua mano sul cuore, in segno di dispiacere. Ma quella tuta la accettò – “Era bella… ripeteva con occhi da bambino ed in quegli occhi c’era gioia, riconoscimento infinito. Con le braccia mimava quell’abbracciarla. La sua innocente incredulità per il dono rafforza la passione nell’animo grazie ad una semplice tuta. Negli occhi di chi ascolta e conosce il fatto si vede l’autenticità della passione e lealtà.
L’innovazione di Angelo Cavallo: la partenza con i passettini
Gli incontri nazionali sono sempre utili per adattarsi e migliorare, le parole e gli allenamenti si rincorrono: “Cavallo fece un’innovazione, la partenza con i passettini”. Dopo tante gare e allenamenti e studio dei movimenti e degli errori da cancellare per essere sempre più efficienti nel penetrare l’aria correndo, Angiulinu Cavallo capì come essere più forti, migliorando la partenza. Gesta che tecnici di tutto il mondo hanno poi studiato e migliorato visionando e rivedendo con mezzi più evoluti i movimenti. Cavallo si studiava e guardava i suoi ragazzi che prima lo guardavano ed ora ripetevano anche loro i suoi gesti di una gara veloce. Si sfidavano sui vecchi terreni di un campo senza attrezzi a amato perché in quel luogo nascevano speranze partendo dall’Atletica.
Scatta anche il ricordo nel successivo giovane Mennea, del quale si ricorda la forte perseveranza nell’allenamento, la costanza, perché solo in quel modo è possibile correggere e poi non sbagliare ed eccellere.
La guerra
La guerra ferma gli esordi di Atletica, finiscono le domeniche e le gare a Brindisi tra mattina con batterie, e pomeriggio per le finali. Una giornata tutti insieme: “con una pagnotta a mezzogiorno, se andava bene con possibile filo di mortadella, i brindisini tornavano a casa, noi invece rimanevamo lì sul cemento, perché nel pomeriggio si facevano le finali”, qualcuno rammenta come era il ritorno in famiglia: “La sera a casa mia madre diceva: – non ti mando più! -”
In quel “non ti mando più” scattava altra grande motivazione e volontà di rifare tutto e meglio, con difficoltà e ostacoli degli anni ’30 di prima Atletica, praticata dal nulla. Quella generazione di francavillesi era agli esordi e: “avevamo buoni atleti, tant’è che quando arrivavamo la domenica in stazione a Brindisi, ci aspettavano per vedere se c’era questo o quello”, gli avversari aspettavano i forestieri francavillesi per preparare le squadre perché erano previste qualificazioni dirette a gare regionali o nazionali.
Per i giovani la guerra dura tra il 1940 inoltrato e il 1945. Il ritorno per qualcuno è anche con peso tra i 43 e i 45 kg, dopo i treni delle deportazioni anche i campi di concentramento, treni o campi dove non bisognava stare mai fermi altrimenti il sangue si coagulava per il freddo, e si moriva. Gli occhi di chi racconta si sgranavano, guardando dritti chi aveva di fronte. In quegli occhi la voglia di non mollare mai e di vivere, perché c’era altro da fare.
Il ricordo di Angiulinu Cavallo, il loro idolo che correva velocissimo, giocava anche a calcio e pallacanestro, il ragazzo che li aveva trascinati e coinvolti, che capiva come migliorare i gesti: “Morì nel 1941 in guerra, in Grecia, mai più visto”. Nelle parole lo sconforto e la tristezza per una morte assurda, certamente non voluta, ma che ha deciso per la guerra sempre assurda e incomprensibile. L’atleta forte amato da tutti non sarebbe mai più rientrato a Francavilla, dagli atti del nostro Comune si certifica che il S. Ten. Angelo Cavallo morì in Grecia e lì fu sepolto il 10 novembre 1940. Cavallo era nato a Francavilla il 20 febbraio del 1914, “muore all’età di 26 anni in seguito a ferite per fatto di guerra”. La memoria del giovane, dell’atleta, dell’amico di tutti è ancora vivo e siamo onorati di trasmetterne la sua gioia per lo sport e l’amicizia. Esiste anche una Via Angelo Cavallo a Francavilla secondo l’opinione di molte persone è il ricordo meritato per il giovane francavillese.
Dopo la guerra a Francavilla immediato il ritorno in quel campo sportivo per chi ha potuto esserci ancora dopo la guerra: “era la seconda casa” – si dice con normalità. La forza muscolare non era più la stessa per molti, specie nelle gambe, non c’era più velocità. Si passa ad altre specialità di atletica, perché le discipline sono tante e il corpo può farle e comunque serviva rimettersi in forma, il mens sana in corpore sano era un fatto vero e sentito non solo la nota locuzione latina. Record personali per molti nei lanci, disco, peso, giavellotto. “Piaceva di più il disco, ci voleva più allenamento e tecnica, con l’atletica è tornata la salute e la gioventù”. Si applicavano i ragazzi, quelle tante giornate degli anni ’30 avevano creato spirito di gruppo, corpo e carattere, volontà e disciplina, rispetto e dedizione.
E’ stato fatto molto dal prof. De Quarto dopo la guerra, ricordavano tutti, ha riportato con il suo amore e la sua competenza l’Atletica, ha formato i professori di ginnastica, era amato e seguito. Insieme a lui ed altri abbiamo trovato sostegni ed avviare i ragazzi allo sport. Ne parleremo, faremo il salto in un altro decennio di rinascita popolare e di donne e uomini.
“Lo sport è incoraggiamento, uno sport deve dare incoraggiamento a un giovane. Coraggio con l’atletica!”
La sintesi finale dei giovani degli anni’ 30 a Francavilla Fontana, il racconto lo abbiamo avuto all’inizio degli anni 2000, da figli eterni dell’Atletica. Imperiali Atletica vuole continuare a trasmettere questo messaggio, nel cuore e anima e con la pratica vera per ragazze e ragazzi. Non siamo riusciti ad avere foto o immagini di Angiulinu Cavallo, nato nelle zone di via Immacolata e caduto in Grecia, resterà sempre il suo ricordo dalle parole di chi lo ha frequentato, conosciuto e amato. In queste parole diamo vita perenne alla sua gioia.
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